Volo Binter da Gran Canaria, dove mi trovo attualmente, direzione Lanzarote. È da un pò che volevo visitare questa piccola isola dell'arcipelago canario.
L'isola è davvero piccola, una sessantina di km da un'estremità all'altra per una ventina in larghezza. Chiunque ci sia stato ne decanta bellezza, fascino ed energia; hanno tutti ragione. Una lingua di terra che deve ringraziare la sua origine vulcanica ed il genio creativo di César Manrique.
Insieme alla mia compagna abbiamo deciso di sistemarci ad Arrecife, la capitale, una cittadina di 60.000 abitanti che sinceramente non mi ha colpito particolarmente ma, con la sua posizione centrale, risulta molto comoda per muoversi in lungo e in largo. Perfetta per la mia idea di viaggio.
Sin dal primo momento Lanzarote mostra tutto il suo splendore, anche se dev'essere interpretata! Diciamo che non è un'isola che consiglierei ai meri amanti di spiaggia e mare da tintarella. A mio parere è l'isola perfetta per chi ama naturalezza, tranquillità e desidera ritemprarsi con energia nuova, potente, ancestrale. Poi ci sono anche il mare, il vento e il sole ☀️
Il mare qui è molto potente e per me, soprattutto l'oceano, rappresenta uno dei punti di accesso all'energia cósmica. Per questo lo preferisco intenso, rumoroso, potente e intimidatorio. Una dimostrazione di forza dove mi sta benissimo perdere in cambio delle sue generosi concessioni energetiche.
Chi ha vissuto e vive questi luoghi li ama per la loro essenza.
Sin dal primo momento Lanzarote ti fa entrare subito in contatto con l'arte e, soprattutto, con il percorso artistico di César Manrique, l'artista poliedrico che ha trasformato la piccola isola vulcanica in un'unica e grande opera d'arte, un'ideologia estetica che egli stesso definì arte-natura/natura-arte.
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